domenica 2 ottobre 2011

Baxandall - Pittura ed esperienze sociali nell'Italia del Quattrocento - Analisi e concetti fondamentali- iconologia

Baxandall, inglese di famiglia ebrea e allievo di Gombrich (grande storico dell'arte austriaco), nel 1972 pubblicò "Pittura ed esperienze sociali nell'Italia del Quattrocento". Il testo si suddivide in tre parti:
1 - La condizione del mercato
2 - L'occhio dell'uomo del Quattrocento
3 - Dipinti e categorie

Pittura ed esperienze sociali nell'Italia del Quattrocento (Piccola biblioteca Einaudi. Nuova serie)
Libro: Pittura ed esperienze sociali nell'Italia del Quattrocento

Baxandall ha studiato la storia dell'arte in relazione alla sfera socio-economica, riconoscendo il prodotto artistico non solo come elemento di una testimonianza storica ma anche come prodotto di una transazione, pertanto, l'arte in Baxandall è stata studiata in relazione al suo contesto ossia come il prodotto di una società commerciale. 
Tale aspetto socio-economico era stato considerato già negli anni Trenta e Quaranta dai marxisti, in particolare da Frederick Antal, che vedeva l'arte non in maniera progressiva e lineare, ma in maniera contraddittoria, in quanto, secondo Antal, ogni classe sociale ha la propria ideologia che si riflette nell'arte. Sarebbe quindi dalla presenza di varie classi sociali che, per lo studioso marxista, nascerebbero i diversi stili o maniere nella storia dell'arte.
Baxandall però, a differenza dei marxisti, non riteneva valida l'idea  di contraddittorietà di un'epoca,  ma  credeva nel concetto di zeitgeist, ossia di cultura unitaria così epressa da Hegel nel corso dell'Ottocento per indicare il prevalere di una determinata tendenza culturale in una data epoca.

Grazie al contributo di Ulmar Verein negli anni Sessanta del Novecento, venne per la prima volta introdotta in modo determinante la sfera socio-economica nell'analisi della storia dell'arte, ed è proprio in questo panorama epocale che si inserisce Baxandall con il testo "Pittura ed esperienze sociali nell'Italia del Quattrocento" analizzando nella prima parte la condizione del mercato.


La seconda parte del libro,  a mio parere la più interessante, tratta del modo di  ossevare e quindi di percepire le opere d'arte nel Quattrocento. Attraverso la ricostruzione del contesto e della cultura dell'epoca rinascimentale, Baxandall mira a ricreare la sensibilità dell'occhio dell'uomo del Quattrocento. Per lo storico dell'arte inglese, lo studio delle rappresentazioni teatrali, della danza bassa (diffusissima nella Firenze rinascimentale), della gestualità, dell'istruzione matematica e dei testi presenti all'epoca, fungono da parte integrante nella lettura completa di un dipinto così come era stato creato originariamente.



Baxandall osserva per esempio come una semplice scena dell'Annunciazione, oggi saremmo in grado di riconoscerla solo grazie alla conoscenza dei testi religiosi cristiani, però nell'epoca rinascimentale l'individuo non era solo in  grado di interpretarla come un'Annunciazione, ma anche di andare oltre, cioè di identificarla in una delle sue cinque fasi così come erano raccontate da Fra Roberto Caracciolo da Lecce. Il Frate predicatore amava istruire le folle parlando di religione e di vita morale; tra le varie prediche, Caracciolo aveva trattato il tema dell'Annunciazione in cui spiegava la sua suddivisione in: conturbatio, cogitatio, interrogatio, humiliatio e meritatio, che oggi, con i nostri occhi non siamo più in grado di distinguere. Allo stesso modo i testi di preghiera diffusi nel Rinascimento proponevano ai fedeli di identificarsi nei personaggi raffigurati nei dipinti religiosi, con ciò si spiega la presenza di visi stereotipati nei dipinti di Perugino: la mancanza di dettagli veniva integrata dalla visione dei fruitori-fedeli che si identificavano negli individui della storia rappresentata cogliendone il significato spirituale più profondo.

Spero di avervi invogliati.. e l'ultima parte del libro la lascio a voi!!
Buona lettura!